Lo scorso 15 gennaio 2016, presso il Palazzo Comunale di Montecatini Terme, ha
avuto luogo il secondo appuntamento della serie di incontri con le diverse realtà
religiose presenti sul territorio comunale. Sono intervenuti il professor Lorenzo
Franchini, docente di Storia del Diritto all’Università Europea di Roma, e Mario
Fineschi, Consigliere della Comunità Ebraica di Firenze, i quali si sono rivolti, con un
affascinante connubio di professionalità e spontaneità, agli studenti del liceo statale
montecatinese “Coluccio Salutati” ed, in particolare delle classi III A, IV D e V D
dell’indirizzo scientifico e IV B dell’indirizzo economico-sociale, accompagnate per
l’occasione dai professori Buchignani, Cosentino, Franchi, Pignolo e Rocchi.
Nonostante l’incontro sia durato tre ore, queste sono letteralmente volate e ciò può
esser detto senza alcun retaggio di retorica, in quanto i ragazzi sono stati catturati sia
dalle precisazioni storiche e culturali relative alla religione ebraica, illustrate loro dal
“moderatore dell’incontro” Franchini, sia dalla testimonianza diretta e coinvolgente del
consigliere Fineschi.
Dopo un breve discorso introduttivo del sindaco Bellandi e di Siliana Biagini,
presidente della commissione Pari opportunità, che promuove l’iniziativa, vi è stato
l’intervento del professor Franchini, rinomato docente universitario e, benché
originario delle nostre parti, già operante ai vertici di alcune delle maggiori istituzioni
culturali italiane, come per esempio la Treccani, ove è stato collaboratore stretto del
Presidente, professor Francesco Paolo Casavola, a partire dal marzo del 1999. Egli ha
esposto alcuni elementi base dell’ebraismo, la più antica tra le tre religioni
monoteistiche del libro, per poi spiegare come gli Ebrei possano essere definiti maestri
di laicità e dialogo e come possano essere considerati un esempio ammirevole di
difesa della propria cultura di contro al diffuso relativismo. Ha poi ottenuto
un’ammirata attenzione, allorché ha voluto ricordare la pluralità di talenti provenienti
dal mondo ebraico, a partire da Gesù, passando per Marx, fino ad arrivare a Freud e,
ancora, citare premi Nobel ed intellettuali di ogni ambito e interesse.
Quando ha iniziato a parlare Fineschi, tutti hanno avuto la sensazione che tra “cotanto
senno”, sapientemente presentato dal professore, andasse inserito anche
quest’ultimo. Ha esordito con un modo di dire tipico degli Ebrei: “Quello che dico è il
meglio che io possa dire; altrimenti direi un’altra cosa”. Sin da questo incipit ha
dimostrato quello che ha affermato immediatamente dopo, ovvero che l’ebraismo è
una religione nel senso filologico del termine, in quanto è la filosofia del buon senso.
Dopo aver recitato il Salmo 83 in ebraico, ha spiegato che nella sua religione non vi è
alcuna forma di proselitismo, poiché essa presuppone la complessità di un rapporto
diretto con Dio, senza intermediari. Dopo un riferimento alla storiella secondo cui la
prima cosa che si sviluppa in un bambino ebreo nell’utero materno è l’orecchio, perché
“la religione impone l’ascolto prima ancora della parola”, Fineschi ha parlato di episodi
vissuti personalmente, nelle sinagoghe e nei momenti di incontro, della sua amicizia
con Giorgio La Pira e con l’Imam Izzedin Elzir e del tetragramma dal significato “Io
sono Colui che è”. Struggente e commosso il suo ricordo di una visita ad Auschwitz,
dove confessa di non riuscire più ad entrare: “La sofferenza che si è vissuta in quei
luoghi è inaccettabile, la senti ancora come fosse avvenuto tutto da pochi giorni. Sono
morti cinque milioni e mezzo di ebrei e un milione di bambini, in nome non della follia
di un pazzo, ma dell’indifferenza e della superficialità della civiltà occidentale che ha
permesso tutto questo”. Straziante anche il momento in cui ha ricordato la famiglia di
Miriam, che viveva in Via Masaccio a Firenze dopo le leggi razziali del 1938: la
bambina, uscita per comprare un po’ di formaggio, al ritorno non ritrovò i suoi cari,
perché erano stati deportati. Fineschi ha parlato quindi di dialogo, di Shoah, dello
Stato di Israele come luogo in cui rifugiarsi in caso di nuovo pericolo per il popolo
ebreo e del ruolo fondamentale dei giovani nel costruire una società davvero diversa
da quella in cui trionfa la “banalità del male”. Resosi disponibile al confronto con gli
studenti, ha risposto alle domande dei ragazzi, come quella sulla convivenza con il
mondo arabo e palestinese, o quella riguardante la sua opinione relativamente al
fenomeno “Isis”. Dopo gli interventi dei consiglieri comunali Silvia Motroni e Riccardo
Sensi, l’incontro si è concluso con un’ulteriore “chiacchierata” che ha toccato temi
difficili come quello del “deus absconditus” che dà all’uomo la libertà e la possibilità di
grandi gesti, come la riflessione sulla gestione del Santo Sepolcro o, infine, sulla
certezza che “non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni e non c’è pace tra
le religioni se non c’è il dialogo. Prossimo appuntamento, quindi, presso il Municipio di
Montecatini, per il terzo incontro di dialogo interreligioso, il 13 febbraio con gli
esponenti del buddismo.
(Lorena Rocchi)