La mattina dello scorso 8 febbraio, il liceo “Coluccio Salutati” di Montecatini Terme ha avuto l’onore di ospitare il professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, il quale ha tenuto, presso l’aula Gamma, un gradevolissimo incontro di due ore con gli studenti delle quarte e della VC dell’indirizzo scientifico e con quelli della VB dell’indirizzo economico-sociale, sviluppando con loro riflessioni incrociate sul tema “Hai bisogno di una lingua forte per pensare”.
Il professore ha presentato questo stesso titolo, ponendo l’attenzione sull’uso dell’aggettivo “forte”, che sottolinea l’importanza di una salda preparazione nella lingua prima, ovvero l'italiano, con una particolare attenzione allo studio della grammatica in una prospettiva per così dire scientifica, ovvero in modo che esso segua il naturale funzionamento del cervello, dal momento che intercorre un rapporto strettissimo tra lingua e pensiero.
Il professore ha parlato, infatti, di un’osservazione del meccanismo della lingua da "acquisizione" spontanea, ossia azione automatica in zone del cervello dove c'è già la grammatica della lingua, ad "apprendimento", ovvero azione stimolata dallo studio. La lingua non è, dunque, qualcosa di astratto e di difficile collocazione: essa si imprime in alcune parti del nostro cervello già a partire dalla nascita, attraverso un’acquisizione diretta, con un processo automatico, passando dalle nostre orecchie come onda sonora e diventando una dotazione dell’individuo, che col tempo può crescere. Il motivo dello studio della grammatica della lingua, invece, consiste nel fatto che le capacità di leggere e scrivere non possono essere acquisite direttamente tramite il canale uditivo, ma presuppongono un apprendimento.
Ne deriva una lingua "forte", cioè capace di pensare al "massimo volume", di pensare tutto ciò che vogliamo comunicare, ma a livello avanzato. La lingua, del resto, è lo strumento più acuto di riflessione e qualunque pensiero, che sia quello di un filosofo, di un dotto o di un bambino che scopre pian piano il mondo, ha bisogno della conoscenza della lingua per essere formulato: più questa è vasta, più la capacità di pensiero viene accresciuta. Merita poi riflettere sul fatto che la lingua permette la comunicazione con il mondo, fungendo da collante, ed il linguaggio verbale è l’unico che caratterizza unicamente la specie umana, sebbene ogni popolo abbia il proprio codice linguistico.
L’uso della lingua scritta, inoltre, può essere straordinario: in esso vengono usati gli occhi per riflettere e pensare, è possibile soffermarsi sulle parole, per collegarle le une alle altre e fissare un intero tessuto di parole, cogliendo il significato e il complesso intreccio che scorre sotto lo sguardo, per sciogliere il quale diventa necessaria la conoscenza della grammatica, che è proprio la scienza della lingua “graffiata” e quindi scritta.
Questo diventa, dunque, il vero compito della scuola.
La lingua scritta, tuttavia, non esisterebbe, se circa cinquemila anni fa l’uomo non avesse inventato l’alfabeto, insieme di segni convenzionali che rappresentano i suoni della lingua; sono così nate le parole, inizialmente per rispondere alla necessità religiosa di avere delle preghiere fissate e dunque scritte, in seguito per andare a rappresentare le percezioni, tutto ciò che si riceve dai sensi, primo fra tutti il tatto.
Nonostante la linguistica sia notevolmente recente, già in epoca antica molti filosofi e grammatici indiani avevano riflettuto sul linguaggio e in occidente un ruolo centrale in questo campo era stato svolto da Aristotele; tuttavia solo Linneo iniziò a parlare dell’essere umano come “homo sapiens”, in quanto unico animale della famiglia dei primati a possedere la capacità di identificare ciò che vede attraverso la lingua. Dal momento in cui l’uomo iniziò a decodificare i segni come suoni, attraverso il processo di apprendimento della lingua scritta, definito meraviglioso dal professor Sabatini, l’“homo sapiens” è diventato “homo sapiens sapiens”.
Resta da chiarire, a questo punto, in cosa consista la virtù della lingua: oltre ad essere il linguaggio più preciso, la lingua mette a disposizione parole e solo attraverso di esse è possibile spiegare il significato di altre parole. Questa è la potenza esclusiva della lingua, laddove non è possibile spiegare un disegno attraverso un altro disegno, né la musica attraverso altra musica. Tale capacità è detta metalinguistica e consiste nell’uso della lingua per riflettere e spiegare la lingua stessa. Essa dipende dalla natura materiale della lingua: le parole sono fatte di suoni e con essi possiamo ottenere infinite combinazioni, infinite parole, che vanno a creare un repertorio sterminato.
A chiudere la riflessione è stato significativo il richiamo al XXVI Canto del Paradiso, in cui, nel colloquio tra Dante e Adamo, quest’ultimo dice al poeta fiorentino “Opera naturale è ch’uom favella;/ ma così o così, natura lascia/ poi fare a voi secondo che v’abbella.”
Per gli studenti delle classi quarte la conferenza ha avuto valore di lezione propedeutica alle attività di alternanza scuola-lavoro che si svolgerà prossimamente in collaborazione con la Fondazione Collodi, ma per tutti è stata un’occasione notevole di riflessione e di crescita che ha lasciato ai ragazzi un argomento sul quale hanno continuato a parlare perfino all’uscita di scuola con un entusiasmo graditissimo ai loro docenti e non solo.
Nel pomeriggio dello stesso giorno il professor Sabatini ha tenuto un corso di formazione dal titolo “Neologismi nella comunicazione di oggi” per i docenti di lettere del Salutati e di altre scuole della Provincia di Pistoia. Anche in tale contesto ha affrontato il tema dell’importanza dell’educazione linguistica e, in particolare, della grammatica e dello studio delle tipologie testuali, non necessariamente legate a testi letterari. Gli insegnanti di italiano hanno un compito importantissimo, ovvero quello di formare i ragazzi con varie strategie che valorizzino pur sempre la pratica della lettura e della scrittura e lo studio di una grammatica valenziale che sarà di aiuto a che essi riescano ad interpretare qualsiasi tipo di testo che incontreranno nel loro percorso di studi e lavorativo.
(Lorena Rocchi, Argia Romano e Clarissa Mazzei)