Giornata della prevenzione alla violenza di genere

Posted by on 28 Ottobre 2022

25 ottobre, giornata della prevenzione alla violenza di genere

Incontro con l’Associazione “365 giorni al femminile”

Calci, pugni, spinte, soprusi palesi che sono facilmente riconoscibili, quindi, evitabili. Poi, forme di violenza più subdole ma non meno perniciose. Le violenze verbali, quelle che si consumano nel quotidiano, tra le pareti domestiche, nei social, nei centri sportivi, nelle aule scolastiche. Di questo e altro, declinato al femminile, si è parlato in uno degli incontri organizzati dalla prof.ssa Valentina Bonvicini (referente per la prevenzione del Bullismo e del Cyberbullismo) alla presenza della Dirigente, dott.ssa Marzia Andreoni e dell’assessore all’Istruzione del Comune di Montecatini Terme, Federica Rastelli, nella giornata dedicata alla prevenzione della violenza di genere all’interno di una  classe, la II C  Les del Liceo Salutati.

 Questa occasione rientra in un ampio progetto, coordinato anche dalla prof.ssa  Annalisa Giuntini, e finalizzato sia alla sensibilizzazione dei ragazzi rispetto al “disagio” prodotto dalla violenza, sia a educare gli alunni ad evitare ogni tipo di discriminazione per promuovere la cultura del rispetto reciproco e del contrasto agli stereotipi di genere .

 Il percorso formativo, che coinvolge le classi seconde, è stato concepito in collaborazione con il Comune di Montecatini Terme e l’Associazione di promozione sociale “365 giorni al femminile”, nata nel 2004 in seguito all’esperienza decennale di un gruppo di lavoro sulle problematiche connesse alla violenza, formato da sole donne. A coordinare l’incontro del 25 ottobre sono state le dott.sse Martina Bencini e Lourdes Reboledo, esponenti dell’Associazione, la cui presidente, Giovanna Sottosanti, da anni si prodiga per aiutare le donne vittime di violenza.

 Nel corso del confronto con gli alunni, mediato dalle due esperte, è emersa la differenza tra l’aggressività, ritenuta un’emozione spontanea, e  la violenza propriamente detta, intesa invece come un’azione voluta.

 Le psicologhe hanno descritto il tema della violenza contro le donne in tutti i suoi aspetti, metacognitivi ed emotivi, attraverso una presentazione multimediale estremamente efficace. La violenza psicologica, basata sulle minacce orali; lo stolking, incentrato sul pedinamento della vittima; la cosiddetta violenza “assistita”, che si verifica quando, in presenza di una violenza secondaria, i minori assistono al litigio tra i genitori o altri congiunti; la violenza sessuale propriamente detta o le molestie inerenti la sfera della sessualità, ossia quando una persona viene costretta ad avere rapporti intimi/sessuali con un’altra; quella economica, cioè la privazione del denaro da parte del partner che induce la vittima ad essere sottomessa e dipendente dal proprio compagno; la violenza attraverso il web, nota come “cyberbullismo”, scaturito da un uso improprio dei social, delle chat e di Internet in generale.

  I ragazzi hanno preso coscienza che la società di oggi è vittima di molti stereotipi, retaggio ingombrante di epoche e momenti storici trascorsi. I principali sono quelli che riguardano l’uomo e la donna, infatti, quest’ultima ha spesso rivestito ruoli subalterni rispetto all’uomo.

 Anche se negli anni si sono registrati progressi enormi nel campo dei diritti umani, della politica e nel riconoscimento, seppure tardivo, della parità di genere, purtroppo, questa concezione legata al ruolo gregario del genere femminile, permane in alcune culture, civiltà e persone. L’idea che l’uomo sia superiore alla donna è spesso uno dei pretesti che porta quest’ultimo a sentirsi autorizzato ad ucciderla.

Le due esperte hanno stimolato i ragazzi a riflettere anche sulle conseguenze delle violenze maturate in ambito familiare, che condizionano in modo indelebile e nocivo la vita presente e futura dei bambini. Questi, infatti, consapevoli della dura situazione nella propria casa, si sentono impotenti e timorosi che possa accadere qualcosa alla vittima (madre, sorelle, fratelli) in loro assenza e la sofferenza che ne deriva, è deflagrante.

E’ stata data rilevanza anche al linguaggio utilizzato nel sociale, strumento rivelatore di concezioni o ideologie che registra un netto affermarsi del genere “maschile” sul “femminile”. A tale proposito non sono mancate le riflessioni dei ragazzi. “Abbiamo notato che molte parole, come ad esempio molti professioni, si utilizzano solamente al maschile: l’avvocato, il magistrato, il giudice, perché anni fa si pensava che una donna non fosse capace di fare determinati lavori, la donna infatti si dedicava esclusivamente alle attività domestiche, ad accudire i figli”, dice Alessandro.

 Con l’evoluzione della società però, anche le donne hanno raggiunto le stesse opportunità lavorative e si sono dimostrate capaci anche se (ancora) limitate da alcune forme di stereotipi sbagliati o fraintesi. Il linguaggio, quindi, non ha seguito l’evoluzione della società, ma è rimasto ancorato a forme maschili rigide che non lasciano margini di “azione” al femminile.

A chiudere gli interventi è Sofia: “Mi ha particolarmente colpito quando la dottoressa ci ha esposto che una caratteristica legata alle relazioni malsane è che alcune persone trovano veramente difficile lasciare un’unione tossica perché non credono di meritare di meglio in quanto sono state manipolate dai loro partner e credono che nessuno le accetterà per quello che sono. Nelle relazioni sane, rispetto a quelle malsane, è abbastanza facile comunicare, mentre nelle relazioni malsane i soggetti coinvolti preferiscono tacere invece di comunicare, quindi evitare di dire qualcosa che possa innescare conflitti”.

L’auspicio è che questi interventi nella scuola, luogo privilegiato per la crescita dei ragazzi e campo fertile per stimolare la sintonizzazione emotiva e la messa in campo delle risorse individuali, riescano a far luce su fenomeni sociali di enormi proporzioni di cui si parla solo in alcuni momenti dell’anno, in giornate “dedicate” come questa, e che invece dovrebbero far parte della consapevolezza civica di ciascuno a partire proprio dalle generazioni più giovani dell’universo scolastico.

 

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