Un esame di stato con tante eccellenze al liceo Salutati

Posted by on 20 Luglio 2015

 

Sono ben dodici gli alunni del liceo montecatinese che hanno concluso il proprio esame di stato con il

massimo dei voti: dopo anni di impegno costante, hanno affrontato le prove con preparazione e con un

giusto equilibrio tra preoccupazione per la tappa importante e serenità derivante dalla consapevolezza di

aver dedicato allo studio tanta energia.

Hanno ottenuto il 100 con lode Andrea Bianconi e Giulio Pisaneschi di V D, il 100 è stato raggiunto da Alice

Casciani e Sara di Marco di V A, da Andrea Massocco, Matteo Magni e Riccardo Vocaturo di V B, da Marina

Marchetti di V C, Luisa Collodi e Martina Minafra di V D, Mirco Bartolozzi e Alessandra Zucconi di V E.

Le tesine spaziavano tra gli argomenti più vari ed interessanti, dal dolore all’amore, temi classici rivisitati in

chiave molto originale, a temi più specifici e singolari.

Andrea Bianconi ha presentato la tesina “Capire il silenzio”, con uno sguardo sui significati positivi e

negativi che il silenzio può assumere; tra i punti principali l’incomunicabilità e la solitudine (Munch e De

Chirico), il silenzio di alcuni sopravvissuti di Auschwitz per sopravvivere al dolore, i silenzi colpevoli della

storia del ’900 (Shoah, foibe, genocidio armeno), i letterati dell’età giulio-claudia ridotti al silenzio (Seneca e

Lucano), il silenzio nella scienza con gli esperimenti nella camera anecoica.

Giulio Pisaneschi ci ha riassunto in poche parole il contenuto della sua tesina dal titolo “La sezione aurea,

tra matematica, arte e natura”: “ho parlato del numero aureo, partendo dalle sue caratteristiche ed

applicazioni matematiche per arrivare alla sua presenza in ambito artistico, architettonico, letterario fino

alle scienze biologiche e naturali. Ho concluso con un paragrafo sulle moderne applicazioni dei frattali,

recente branca della matematica che coinvolge anche la sezione aurea.”.

Alla domanda circa la motivazione del titolo “Il grande Nulla”, Andrea Massocco ha risposto: “È nato

dall’ironia scaturita quando mi è stato chiesto cosa avrei portato come argomento ed io ho risposto nulla!…

dopo averci riflettuto, ho ritenuto che il tema fosse uno stimolo verso il progresso lungo le direttrici della

ricerca umana e, seppur bistrattato, gli ho riconosciuto il ruolo di cardine di gran parte dei problemi

esistenziali e così ho ripercorso la storia che ha condotto alla sua definizione fisica, matematica,

“Il secondo cervello”, ovvero il rapporto che intercorre tra volontarietà e involontarietà del pensiero, è

stato il tema affrontato da Matteo Magni, in due sezioni, una scientifica in cui ha parlato del sistema

nervoso intestinale, funzionalmente svincolato dal cervello, l’altra letteraria,  dove hanno trovato spazio

riferimenti a Joyce, Svevo, D’Annunzio, Rimbaud e Proust.

L’argomento portato da Mirco Bartolozzi era “Mobilità efficiente”, strategie per rendere le automobili più

parsimoniose ed ecologiche, senza rinunciare a prestazioni e sicurezza; Alessandra Zucconi ha parlato del

primo articolo del Manifesto del Futurismo, ossia “Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine

all’energia e alla temerarietà”, mentre la tesina di Sara Di Marco verteva su “L’amore nell’età della tecnica”,

una riflessione sul come nelle società tecnicamente organizzate l’amore sia diventato l’unico spazio in cui

l’individuo può esprimere la propria soggettività e realizzarsi.

 “La percezione e l’espressione del dolore, compagno positivo o negativo della vita di ogni uomo” è stato

l’argomento trattato da Alice Casciani, la quale ci ha raccontato di essere partita dalla spiegazione

fisiologica dei meccanismi che ne permettono la percezione, per poi indagare come i farmaci analgesici

intervengano nel nostro organismo e concludere con il concetto di dolore dal punto di vista psicologico e

sociale, con immancabili riferimenti alla storia (le condizioni nelle trincee), alla letteratura e all’arte

(Seneca, Ungaretti, Schopenauer, Munch).

Marina Marchetti ci ha presentato la sua tesina in modo molto dettagliato: “Ho seguito un percorso che

parte dal principio di equivalenza debole e approda a quello di relatività generale e al fenomeno della

deflessione della luce, con verifica sperimentale della teoria. Poi ho parlato del redshift gravitazionale che

ha costituito il punto di partenza per analizzare il funzionamento del GPS, ovvero un’applicazione tecnica

moderna della relatività. Ciò mi è servito per far capire che la relatività non è una teoria astratta. Ho quindi

analizzato la raccolta di riflessioni di Einstein dal titolo “Come io vedo il mondo”, per poi passare al

carteggio intitolato “Perché la guerra?” tra Einstein stesso e Freud, dove il primo chiede al secondo come

liberare l’uomo dalla fatalità della guerra e l’altro risponde con riferimenti interessanti al concetto di

pulsioni eros e thanatos”.

Riccardo Vocaturo ci ha riferito di aver voluto presentare il vino come divinità di un pantheon immortale,

dal Dioniso greco alla bevanda cantata da Baudelaire, D’Annunzio, Pascoli e persino da Leopardi. “La

divinizzazione del vino chiarisce il legame tra ebrezza, poesia e misteri antichi” ha spiegato “e mi è stata

utile per analizzare la dicotomia moralismo/maledettismo e per affrontare l’argomento del proibizionismo

a storia e la riflessione etica sul lieo a filosofia. È stato facile unire chimica, latino e fare un rapido cenno alla

cultura islamica e all’arte.”

“Alan Turing: un genio enigmatico” era il titolo del lavoro di Luisa Collodi, la quale ha ripercorso la vita e le

invenzioni di tale personaggio poliedrico. Padre dell’informatica e grande matematico, noto per la

decrittazione di Enigma, ma anche ben inserito in un contesto storico che poteva facilmente rimandare allo

spionaggio, alla Seconda Guerra mondiale e all’esperienza vissuta da Luisa con il progetto “Il treno della

Martina Minafra circa la propria tesina “Il piacere del contrasto. I luoghi del sublime” ci scrive addirittura

una e-mail da Parigi: “il mio lavoro si configura come un percorso critico alla ricerca del sublime, il cui

termine è riferibile all’innalzarsi verso l’alto di qualcosa che non esegue un movimento perpendicolare al

suolo, ma ad un’altezza raggiunta in maniera indiretta e diagonale. Ho poi analizzato il sentimento del

sublime antico, sostanzialmente riferendomi a retorica e letteratura. Del sublime moderno ho colto il suo

legame con la natura, notando come esso passi dalla natura alla storia e da questa alla politica, poiché

diventare compartecipi delle vicissitudini storiche e politiche dell’umanità eleva ed inorgoglisce l’animo,

innalzando sopra la routine e la mediocre banalità”.

Grande soddisfazione dunque, per i ragazzi, per le loro famiglie e per i professori che li hanno accompagnati

   (Lorena Rocchi)

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