Il 13 febbraio si è svolto il terzo incontro del ciclo “Credi diversi stessa città,
conoscenza per il dialogo sulle religioni”; questa volta gli alunni della nostra
scuola erano meno rispetto allo scorso incontro.
In questa occasione abbiamo assistito all’intervento di Daniele Santi, membro
del consiglio nazionale dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai; moderatrice
dell’incontro era la nostra conosciutissima docente di filosofia e storia,
professoressa Iolanda Cosentino.
È stata proprio lei che ha dato inizio all’incontro presentandoci in modo
esaustivo una breve introduzione al Buddismo e alle sue origini.
Ha iniziato raccontandoci la storia di un giovane di nome Sakya Muni partendo
proprio dalla sua nascita.
Siamo nel IV secolo a.C nella regione che, ai tempi, era la parte orientale
dell’India e adesso il Nepal. Il re Śuddhodana, assieme alla regina Mahāmāyā,
attendeva con grande ansia la nascita del figlio primogenito destinato da
tempo ad essere suo successore tuttavia il fato divenne ben presto avverso alle
aspettative paterne.Il giorno della nascita, un brahmano (religioso indù)
annunciò al sovrano che il destino di quella piccola creatura era immensamente
più grande, era destinato a divenire un Buddha.
Tale profezia venne presa molto male da Śuddhodana, il quale decise dunque
d’agire di conseguenza per reprimere nel figlio ogni tipo di ambizione e così,
come volle il padre, Sakya Muni visse nell’agio e nello sfarzo della corte senza
mai vedere davvero ciò che lo circondava.
Compiuti 19 anni, il giovane decise che era tempo di vedere con i propri occhi
il mondo esterno e uscire finalmente da quel palazzo dove, per tanto tempo,
aveva vissuto nel lusso ed era stato costretto a evitare il compimento del fato.
Lo spettacolo che si trovò dinnanzi fu per lui traumatizzante: nel suo percorso
incontrò solo persone tristi e infelici, malati, guerre…
In quei momenti Sakya Munu realizzò che cosa fosse la sofferenza e di come
riguardi tutta l’umanità senza distinzione di casta o razza.
A seguito di questa esperienza decise quindi d’intraprendere la vita ascetica,
di lasciare tutte le sue ricchezze per poter trovare una qualche “via” con cui
superare la sofferenza e con cui aiutare gli altri, insegnando ad essi il modo
per liberarsene.
A questo punto la professoressa ha terminato il suo intervento lasciando la
parola a Daniele Santi con due domande abbastanza interessanti:
Come si rapporta il suo gruppo ai messaggi del Buddismo indiano e come sono
nati i vari tipi di Buddismo.
Daniele Santi si presenta come una persona molto semplice, vogliosa di
discutere con tutti noi ragazzi.
Ha risposto alla prima domanda semplicemente leggendo la prefazione del libro
fondamentale dei Buddisti ovverosia il Sutra del Loto.
Dopo aver letto, Santi ci ha spiegato che questo incontro non aveva come fine
quello di affermare la superiorità del Buddismo sulle altre religioni, ma quello di
dimostrarne la uguaglianza.
Ciò che emerge dal testo è che il Buddismo ha come scopo principale quello
di valorizzare ogni credo affermandone le particolarità e rafforzando la
solidarietà tra religioni.
Dopo di che ha risposto alla seconda domanda ripartendo proprio dal racconto
della vita di Buddha.
Dopo essere uscito finalmente dal palazzo e aver visto tutte le cose brutte del
mondo il giovane si rese conto che in una civiltà come quella, poggiata sul
sistema delle caste (si parla di circa 2300 anni fa, anche se in realtà le caste
esistono ancora) sarebbe stato impossibile cercare di diffondere il suo pensiero
a tutti. Decise quindi di mettere in opera alcune pratiche come per esempio
quella di non mangiare per un periodo di tempo fino a che non si rese conto di
una cosa molto importante: ogni singolo essere umano è dotato di naturalezza.
Questo significa che tutti noi abbiamo la capacità di creare valori.
In seguito Buddha decise di dare alcuni insegnamenti e di diffondere le sue
idee.
Di anno in anno i suoi (discepoli) crebbero di numero scrivendo su dei quaderni
tutti gli insegnamenti: sono questi i famosi Sutra.
Finito questo intervento ci è stato mostrato un video su Daisaku Ikeda il quale
visse nella difficile realtà del Giappone del dopoguerra e che giunse ad
abbracciare il Buddismo in seguito all’incontro con Josei Toda, insegnante e
pacifista, presidente dell’organizzazione buddista laica Soka Gakkai, che era
stato in prigione durante la seconda guerra mondiale per le sue idee contrarie
al regime militarista.
Queste esperienze formarono il giovane Ikeda, indirizzando fin dall’inizio il suo
impegno verso la pace. Nel corso degli anni riuscì ad avere rapporti con molti
illustri politici e pensatori a livello internazionale alla ricerca di risposte ai
problemi globali.
Centrale nel suo pensiero è che la chiave per una pace duratura e la felicità
degli esseri umani sta nella trasformazione della vita di ciascun individuo più
che nella sola riforma della società.
La seconda parte dell’incontro è stata dedicata alle nostre domande.
Molti sono stati coloro che hanno chiesto cose interessanti ma il tempo a
disposizione era poco quindi sono riusciti a rispondere solo a 2-3 domande.
Questo terzo incontro è stato molto chiaro ed è sicuramente riuscito a
rispondere a molte delle mie domande rispetto al tema trattato. Ho capito che
il Buddismo non è solo una religione ma è anche un insegnamento di vita.
Il punto è che spetta a noi. Spetta a noi propagare la pace. Spetta a noi
decidere di ripudiare la guerra.
Basterebbe guardare indietro per capire come l’umanità ha cominciato a
distruggersi poco a poco. Abbiamo cominciato con la legge del taglione fino ad
arrivare alla creazione di armi di distruzione di massa e poi..?
Cosa deve succedere ancora affinché l’uomo capisca?
Penso solo che se non saranno i promotori di guerra a fermarsi dovremmo farlo
noi.
Dobbiamo farci promotori di pace, dobbiamo reagire, apriamo gli occhi,
osserviamo tutto ciò che rende questo mondo solo una brutta visione e
distruggiamolo.
E vi chiederete…come? Informiamoci, leggiamo, manifestiamo, aiutiamo il
prossimo, votiamo, facciamo sentire la nostra voce perché è importante far
sapere a tutti che noi esistiamo e che valiamo!
Diventiamo ricchi attraverso la conoscenza.
Torniamo a casa e andiamoci a leggere il discorso di Martin Luter King ”I have
a dream”, leggiamo della protesta non violenta di Gandhi, informiamoci su
Nelson Mandela e cosi via fino ad arrivare alla certezza pura che noi possiamo
cambiare le cose attraverso la pace!
“La pace viene da dentro, non cercarla fuori” Buddha Siddhārtha Gautama
(Noor Hamad e Lorena Rocchi)