Conversazioni al Salutati, “Le città invisibili”

Posted by on 8 Marzo 2023

Conversazioni al Salutati,
“Le città invisibili”

Metaviaggio negli spazi dell’Antropocene

Nella splendida cornice del caffè storico del Tettuccio, sotto gli scorci bucolici della Valdinievole
ritratti da Maria Biseo e Giuseppe Moroni, le oniriche figure liberty mollemente adagiate in un cielo
serotonino di Giulio Bargellini, la boiserie Belle Epoque dei banchi lignei e degli specchi
sapientemente intarsiati, il 6 marzo si è aperta la terza stagione dedicata ad un appuntamento
annuale importante per il Liceo Salutati, le “Conversazioni”, che prende avvio con l’intervento della
dirigente scolastica, dott.ssa Marzia Andreoni.
La preside, nell’introdurre la conferenza, ha lodato l’accurato, minuzioso e rigoroso lavoro di
ricerca operato da un gruppo di docenti del Salutati, formato dai professori Francesco Ciumei,
Emanuele Coppola, Franca Pellegrini e Paolo Vitali, che si è cimentato nell’approfondire un tema
caro a Calvino, quello delle “città invisibili”, occasione di confronto attivo intergenerazionale nel
quale docenti e alunni duettano abolendo “steccati di interesse” all’insegna di una prospettiva che
definire “interdisciplinare” è riduttivo.
A seguire, l’intervento del prefetto di Pistoia, dott.ssa Licia Donatella Messina, la quale ha elogiato
l’impegno del Liceo nell’identificare forme sempre nuove mediante le quali i giovani affiancati dai
loro insegnanti, affrontano temi tradizionali secondo prospettive trasversali e accattivanti.
Il sindaco di Montecatini, Luca Baroncini, ha ricordato il legame personale (da ex allievo) col
Salutati e ribadito l’importanza della città come “spazio creato per gli umani, per servire gli umani”
nell’ottica di un miglioramento progressivo delle condizioni di vita all’interno del nucleo urbano.
Dopo l’introduzione della prof.ssa Beatrice Cappelli -coordinatrice delle attività di aggiornamento e
formazione per il Liceo- vengono presentate le origini del Convegno, nato qualche anno fa con
l’intento di armonizzare, in un confronto dialettico su argomenti comuni, idee diverse, valutate,
commentate e chiosate da generazioni distanti ma non antinomiche.
Come ricordato dalla prof.ssa Laura Diafani, moderatrice nei due incontri, il centenario calviniano è
un mero pretesto per trattare il tema dello “spazio” urbano e non, inteso come terreno di confronto
nel quale perpetuare una narrazione in cui la tradizione si coniuga e sostanzia nell’innovazione.
Nel primo intervento, il prof. Emanuele Coppola, docente di storia e filosofia e autore di vari
contributi sulla fenomenologia di Edmund Husserl, conversa con l’allieva Carolina Porciani della
classe 5C; vengono posti problemi di “definizione” a iniziare da un quesito semplice quanto arduo:
cosa è la città oggi?
Non più la città tradizionale contenuta all’interno della cinta muraria, ma qualcosa che avanza
divorando la distanza rispetto al non-urbano, così come nell’antropocene risulta sempre più difficile
scorgere la linea di separazione fra l’umano e il non-umano. Quando Eugene Stoermer ha
introdotto il termine “antropocene”, per indicare le conseguenze sul pianeta della rivoluzione
industriale attraverso l'accelerazione delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche prodotte
dall'uomo, non poteva immaginare che nell’ultimo ventennio un pervasivo "antroposviluppo"
avrebbe prodotto effetti anabolizzanti tali da rendere immensa l'impronta umana sul pianeta. La
sintesi a cui approda il confronto è che gli spazi urbani possano essere definiti attraverso una
filigrana di molteplici significanti, come dimostrano gli urban studies contemporanei; per Jaen
Gottman infatti “città e territorio sono concetti in evoluzione”.
Segue il contributo del prof. Francesco Ciumei, docente di matematica e fisica, che dopo aver
conseguito la laurea in fisica teorica si è specializzato presso il Galileo Galilei Institute for
Theoretical Physics di Arcetri. Ciumei ha introdotto l’analisi topologica delle città (“invisibili” di
Calvino ma anche reali) attraverso diverse modellizzazioni matematiche che fanno riferimento alla
struttura dei frattali: l’autosimilarità frattale diviene strumento e paradigma di indagine delle città
contemporanee. Denny Pagano, un alunno della 5A liceo sportivo, approfondisce, chiarendolo, il
nesso fra il Web e Le Città invisibili di Calvino, trattando della città come ipertesto e affrontando
anche le criticità che scaturiscono da un uso improprio o poco consapevole dei social network.

Nella seconda sessione delle Conversazioni è intervenuta la prof.ssa Franca Pellegrini che nasce
come studiosa cinquecentista di Vincenzo Borghini e, dopo il dottorato di ricerca a Oxford e varie
esperienze di insegnamento accademico in Australia, ha firmato numerosi contributi su autori
come Alda Merini e altre monografie al femminile. Pellegrini, affiancata dall’allieva Bianca Niccolai
(5B), ha iniziato con un’analisi tematica de Le città invisibili di Calvino: l’opera è contestualizzata
nella dimensione storico-culturale novecentesca, si segue il testo, ne viene illustrata la struttura
metanarrativa e le componenti combinatorie, insieme al rapporto scrittura-lettura che si coniuga col
tema del labirinto e dello spaesamento. Le città invisibili si dipanano attraverso un doppio
percorso, corsivo e tondo, che si armonizza in una scrittura realistica e metafisica. Le
cinquantacinque città, ciascuna delle quali ha un nome di donna di derivazione classicheggiante,
sono poi raggruppate in undici sezioni secondo un procedimento di alternanza scalare. La
successione delle città e delle sezioni non implica infatti una sequenzialità o una gerarchia, ma,
come spiega lo stesso Calvino in Lezioni americane, forma una rete "entro la quale si possono
tracciare molteplici percorsi e ricavare conclusioni plurime e ramificate”.
Nei corsivi vengono riportate le riflessioni di Calvino attraverso un discorso metanarrativo che
evoca non solo le città menzionate, ma coinvolge allo stesso tempo l’autore e il lettore, seguendo
un percorso che può essere arbitrario e non consequenziale; un processo dinamico nel quale chi
legge può “comporre il suo romanzo” riconoscendosi in simmetrie e descrizioni.
A chiudere il seminario, il prof. Paolo Vitali, direttore della Biblioteca Capitolare di Pescia, che ha al
suo attivo diverse pubblicazioni sull'iconografia sacra e sulla storia dell'arte locale; in occasione del
settimo centenario dantesco, nel 2021, ha curato la pubblicazione di un Catalogo, Dante e la
Biblioteca capitolare di Pescia.
Nel suo intervento Vitali, muovendosi negli spazi di contiguità tematica tra Calvino e l’ universo
dell’immagine, binomio inscindibile da cui si generano le suggestioni iconiche rievocate nelle
pagine delle Città invisibili, ha attraversato alcuni momenti dell’immaginario artistico legato agli
spazi urbani che partono dall’idea di labirinto, un dedalo di percorsi caro alla tradizione cretese nel
quale riecheggiano miti classici, elementi mitopoietici, che si fondono con la tradizione cristiano-
evangelica e vengono eternati nella parete del terzo pilastro della Basilica di San Martino a Lucca.
Nell’intervento, Vitali cita L’allegoria e gli effetti del buongoverno di Ambrogio Lorenzetti (Palazzo
pubblico di Siena) operando connessioni tra pittori come Giovanni Paolo Pannini, di cui vengono
prese in esame le celeberrime versioni della Galleria di vedute della Roma antica e Galleria di
vedute della Roma moderna- entrambe al Louvre-, e il futurista Antonio Sant’Elia che nel giugno
del ’14 scrive:
«Noi dobbiamo inventare e fabbricare ex novo la città moderna simile ad un immenso
cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa moderna simile
ad una macchina gigantesca»
Per approdare a Giorgio De Chirico e Hopper che, seppure attraversando visioni spaziali distanti,
vengono accomunati da una perpetua ricerca di un “altro da sé” che s’imbatte in una disperata e
desolante solitudine fatta di muri insormontabili o elementi urbani abbacinanti: lo stordimento, la
vertigine che ne derivano amplificano lo spazio interpersonale contribuendo a renderlo desolante e
irraggiungibile.
Infine, Francesco Giacomelli, allievo della 5A economico-sociale, si occupa di Montecatini come
luogo fisico e spazio della mente mediante un percorso metastorico che muove dalle immagini più
popolari, quelle delle cartoline, memorie quotidiane e prosaiche di un passato liberty importante,
legate all’immaginario della città benefica, località di villeggiatura cara ai Lorena e divenuta poi
meta del turismo borghese otto-novecentesco.
Al termine della due giorni di stimolanti riflessioni, sono molte le suggestioni a cui ricorrere per
riflettere sulla silloge urbana evocata da Calvino: mai lineare, spesso dicotomica, costituita da ampi

spazi vuoti e silenzi cosmopoietici all’interno di una natura presaga e apotropaica che spesso non
insegue rotta ma deriva.

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